GRANDE GELATA SUI CANTIERI EDILI IN LOMBARDIA: A RISCHIO DEFAULT OLTRE 5MILA PICCOLE IMPRESE.
E’ UNA CRISI DI LIQUIDITA’ INGESTIBILE IL DECRETO LEGGE PUBBLICATO GIOVEDI’ NOTTE TRAVOLGE IMPRESE PROFESSIONISTI E FAMIGLIE.
ACCELERA LA GRANDE CRISI DEL MERCATO IMMOBILIARE CHE COMPORTERA’ UNA NOTEVOLE RIDUZIONE DEI PREZZI E DELLE COMPRAVENDITE.
ED UN AUMENTO ESPONENZIALE DEI MUTUI E DELLE SPESE DI MANTENIMENTO CAUSATA DALLA MAZZATA DELLA UNIONE EUROPEA PER EFFICIENTARE LE EMISSIONI
COME PREVISTO PUNTUALMENTE DAL 2021 E’ ARRIVATA LA TEMPESTA PERFETTA COSTITUITA DA FALLIMENTI LICENZIAMENTI INFLAZIONE STRETTA DI LIQUIDITA’ AUMENTO DEL COSTO DEL DENARO GLI EFFETTI DEVASTANTI DELLA GUERRA E DELLE SANZONI
Grande gelata . Il doppio divieto - cessione del credito fiscale derivante dal superbonus e acquisto dei crediti a parte degli enti pubblici - è il colpo di grazia a un sistema in difficoltà.
L’incertezza che aleggiava intorno all’incentivo che negli ultimi tre anni ha fatto da volano all’edilizia, aveva già frenato i cantieri.
Ora gli operatori prevedono una totale paralisi e il rischio concreto che molte imprese del settore possano andare in default, anche al Nord.
In quel Nord dove pure operano le aziende più solide e strutturate.
A Gennaio 2023, le asseverazioni al Nord erano circa la metà del totale (186.300 su 372.303 in Italia) per 32,1 miliardi di investimenti su 65,2 miliardi.
John Bertazzi, il vicepresidente di ANCE-Assimpredil Milano che si è occupato del superbonus, non usa mezze misure:
https://youtu.be/f8gGoq0ornY
«Gli effetti del decreto affosseranno imprese, operatori della filiera e famiglie. Non si cambiano le regole in questo modo, in una notte.
È stato un blitz nella forma, ma preparato a lungo nella sostanza. Nessuno dei suggerimenti delle imprese durante i colloqui delle ultime settimane è stato accolto.
Solo in Lombardia sono a rischio default più di cinquemila piccole imprese che si troveranno in una crisi di liquidità ingestibile».
La situazione, spiega John Bertazzi, è molto preoccupante, soprattutto per i cantieri in stato di avanzamento e i crediti pregressi.
L’impresa di Bertazzi, C&I Group di Milano, è parte di Irene, una rete di 35 aziende che in questi anni si è specializzata nei lavori finanziati con il superbonus.
John Bertazzi conosce la materia sul campo. Irene ha in pancia nuovi potenziali ordini, ma i committenti erano alla finestra per vedere l’evoluzione della situazione.
Il pregresso a forte rischio
«Il decreto pone il divieto di cessione per il futuro. Ma nella pratica, tutto quello che è in sospeso è morto.
In una situazione di questo genere nessun dirigente di banca si assumerà il rischio di acquistare un credito, anche per lavori già deliberati.
Il timore di essere ritenuti responsabili di avere autorizzato operazioni già su un binario morto fermerà tutto. Anche il pregresso».
C’è poi tutto il fronte dei crediti bloccati.
«Temiamo fortemente», continua Bertazzi, «che diventerà ancor più difficile recuperare quello che è maturato nel 2020, 2021 e 2022.
Queste norme rischiano di essere una pietra tombale su tutto il settore privato. Si tornerà a lavorare solo con i subappalti del settore pubblico».
Leonardo Fornaciari, presidente di ANCE Emilia (Bologna, Ferrara e Modena), parla apertamente di «rischio di piaga sociale». Fornaciari guarda agli effetti sulla filiera e sulle famiglie.
«Il blocco del cassetto fiscale pesa sulle imprese nostre associate per circa 250 milioni. Almeno 150 aziende avranno pesanti effetti diretti, rischieranno il default.
Non è difficile prevedere che anche le industrie di fornitura delle costruzioni - dalla metallurgia al vetro, dagli infissi alla ceramica, subiranno conseguenze importanti.
Inoltre, cosa che nessuno sottolinea mai, saranno i cittadini titolari del credito originario a rispondere in caso di fermo dei cantieri e mancato completamento dei lavori».
Fornaciari, titolare di Tredilbologna, un’impresa specializzata anche in lavori di riqualificazione post-sismica, è un fiume in piena.
«Queste norme bloccheranno in maniera indiretta anche le agevolazioni per le ricostruzioni post-terremoto
e la riqualificazione, mentre la Ue ci chiede di portare le nostre case in classe D ed E entro il 2033. Avevamo un meccanismo avviato e consolidato e lo buttiamo a mare in una notte.
Riformare lo strumento era necessario, ma cancellare tutto così è una follia. È inaccettabile, temo che saremo costretti a farci sentire anche in piazza».
In direzione contraria alla Ue
Una decisione incomprensibile anche per la filiera industriale. «È una misura» dice Marco Nocivelli
presidente di Anima, l’associazione della meccanica varia che raggruppa molte delle imprese della filiera edilizia, tra cui i produttori di caldaie,
«che va in direzione contraria alla strategia Ue sull’efficientamento energetico degli edifici:
se in meno di dieci anni dobbiamo portare le nostre abitazioni a produrre zero emissioni, superbonus ed ecobonus sono due misure fondamentali per il raggiungimento di tali obiettivi.
Condomini e famiglie meno abbienti avranno difficoltà ad accedere ai bonus.
Oltre a rappresentare un ostacolo per il raggiungimento degli obiettivi di efficienza energetica - prosegue Nocivelli -
lo stop alla cessione del credito è un danno economico a tutta la filiera edilizia e mette a rischio migliaia di posti di lavoro».
Paola Malabaila, presidente dell’Ance Piemonte e Valle d’Aosta pone l’accento sul divieto per le pubbliche amministrazioni di acquistare i crediti.
«Un divieto assurdo, rappresenta una condanna per decine di migliaia di imprese, migliaia di famiglie che rischiano di trovarsi in condizioni finanziarie difficili
e centinaia di migliaia di lavoratori impiegati nel settore, che rischiano di perdere il loro impiego. Solo in Piemonte sono a rischio 2.500 imprese».
A inizio febbraio la regione Piemonte aveva annunciato la decisione di intervenire acquisendo dalle banche o dagli intermediari finanziari crediti di imposta
Crediti per un importo di circa 50 milioni di euro annui e ripetibili.
Iniziative analoghe erano state messe in campo dalla Provincia di Treviso e dalla Regione Sardegna. Tutto cancellato dal decreto. Anche le migliori intenzioni.
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